Llabyellov

Llabyellov

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Carlo Cerato

Carlo Cerato è un giocoliere che dopo il CNAC – Centre national des arts du cirque, dà vita nel 2019 al suo primo progetto indipendente, Edo Cirque, assieme a Ramiro Erburu e Léon Volet. In seguito, Carlo ha iniziato a lavorare al progetto Llabyellov, il suo primo da solista, il cui formato breve è stato selezionato al Festival Mondial du Cirque de Demain. Llabyellov è un solo di giocoleria. Apertamente astratto, tra Malevich e Kandinsky, ma con un carattere ironico e surrealista alla Norm MacDonald. Carlo inizierà il suo solo parlando della definizione di giocoleria di Erik Åberg. Poi l’ordine del materiale di giocoleria sarà deciso in modo da allontanarsi sempre di più da questa definizione, fino all’essenza ultima della giocoleria: la medusa. Trovare oggetti con abilità particolari, esplorarli, comporre, riesplorarli, mescolarli con altri oggetti, ricomporre, all’infinito. È l’oggetto a rivelare la sua “verità” [Michael Moschen]. Un collage in stile “Folk Circus” [Jay Gilligan] di giocoleria, musica (dal vivo e non), silenzio, luci, costumi, battute. In scena il semplice piacere della scoperta, di osservare qualcosa di fragile e ridere di una battuta, pubblico e artista insieme.

Prima nazionale

Di e con Carlo Cerato

Aiuti: Federica Peirone, Cyrille Roussial, Niccolò Piccioli, compagnia LAR, Virginia Tallone, Martina Monnicchi

Assistenza creazione luci: Lou Morel

Costumi: Françoise Léger

Produzione: Collectif STP

Co-produzione blucinQue/Nice (IT), Circusnext (FR), Settimo Cielo Roma – Teatro La Fenice (IT), Teatri di Vita (IT), Officine Caos (IT)

 

genere circo giocoleria

Enrico Ascoli, Beatrice Zanin, Davide Vizio

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Enrico Ascoli, Beatrice Zanin, Davide Vizio

“Take a deep breath in, and let it out slowly.
Focus your attention on your breath,
and let it carry you deep into the heart of the Apocalypse.
Here, in the heart of the storm, you are safe”.

Un bagno sonoro in cui tre musicisti accompagnano le frasi sibilline di un software di intelligenza artificiale, usato come oracolo, per prepararsi all’Apocalisse. Sabato 22 aprile alle ore 21:00 presso il Teatro Café Müller di Torino andrà in scena, in prima nazionale, Meditazione guidata all’Apocalisse, performance musicale di Enrico Ascoli, Beatrice Zanin e Davide Vizio, nell’ambito della stagione teatrale 2023 realizzata con la direzione artistica della regista e coreografa Caterina Mochi Sismondi e sostenuta dal Bando TAP – Torino Arti Performative per la terza annualità 2022/24, in collaborazione con il centro di produzione blucinQue/Nice.

Come durante una vera seduta di meditazione, non vi sarà platea ma il pubblico potrà accomodarsi nelle posture che più ama per un viaggio introspettivo, ascoltando la musica dal vivo dei tre musicisti e lasciandosi trasportare dalle parole del computer-guru, in un ambiente che trascende lo spazio teatrale per diventare tempio di un futuro al tempo stesso luminoso e grottesco. La realizzazione dei costumi vede la collaborazione della scenografa Luna Iemmola.

Musicista polimorfa, Beatrice Zanin comincia il suo percorso con lo studio classico del violoncello, approdando successivamente all’esplorazione dell’indie e dell’underground, per poi dedicarsi alla produzione di musica elettronica e alla scrittura di musica per il teatro. Dal 2011 al 2018 in veste di violoncellista pop, affianca numerosi cantautori (Celona, Morino – Mau Mau, Spaccamonti, Bianco, Mao, Jaselli, Dellera) sui palchi italiani e nelle loro esibizioni televisive e radiofoniche. Nel 2016 l’artista pubblica il suo disco d’esordio A Torino come va (Libellula/Audioglobe) che le procura un’intensa attività live e segnalazioni sui più importanti magazine cartacei nazionali (Rolling Stone, Rumore, D-La Repubblica delle donne). Dal 2018 esplora altri ambiti, collaborando con il Museo Nazionale della Scienza di Milano, per il quale rielabora alcuni brani settecenteschi in chiave elettronica, e partecipando come ospite al programma televisivo Rai Nessun Dorma, condotto da Massimo Bernardini. Dalla primavera del 2018 è collaboratrice musicale stabile della regista e coreografa Caterina Mochi Sismondi (cofounder di Superbudda) della compagnia blucinQue di Torino. La ricerca che sta conducendo si concentra prevalentemente sull’uso sincretico di violoncello, manipolazione elettronica e sound design. Il primo risultato di questo studio, il brano Vertigine di Giulietta, reinterpretazione di alcune musiche di Sergej Prokofiev, è stato trasmesso dal critico musicale Sandro Cappelletto su Radio 3. Nel 2021 pubblica l’ep “Me-Mo” a nome “Polimnia” in collaborazione con l’etichetta indipendente torinese Salgari Records con sonorità vicine alla house music organica.

Davide Vizio lavora con la musica elettronica d’ascolto, da ballo e sperimentale. Dal 2016 Si occupa di live electronics e regia del suono con il collettivo orchestra Pietra Tonale, mentre nel 2018 fonda Salgari Records, label collettivo che si occupa di elettronica ibrida a sonorità tradizionali e folkloriche. Produce e milita attivamente all’interno della label Salgari Records e su etichette discografiche internazionali con differenti progetti (Moblack Records, La Tempesta Dischi, Random Collective), collaborando con strumentisti e musicisti provenienti da varie parti del mondo, performando in festival internazionali quali: Fusion Festival, Jazz Re:Found, Torino Jazz Festival, Atlas Festival, ConCorto Film Festival, Seeyousound Festival , Jazz is Dead, Chamoisic Festival, Club2Club.

Enrico Ascoli, sound artist, sound designer e music producer. Enrico Ascoli lavora nell’ambito della sound art, della musica sperimentale. Realizza suoni e musiche per documentari, film di animazione e lungometraggi. Porta avanti una ricerca personale negli ambiti del field recording e della musica elettroacustica. Nell’ambito dell’arte contemporanea crea installazioni sonore, composizioni musicali e performance site specific. In queste opere vengono utilizzati oggetti quotidiani, processi culinari, sculture cinetiche e registrazioni di suoni ambientali provenienti da diverse aree geografiche, creando un dialogo tra astrazioni estetiche e prospettive socioculturali.

Con Enrico Ascoli, Beatrice Zanin, Davide Vizio
Produzione Salgari Records

genere Musica

Sipario

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Elodie Serra

Veronica Righetti Montefusco è una giovane (nemmeno tanto) attrice italo francese, impegnata nella sua attività principale: partecipare ad audizioni e provini in attesa di trovare l’occasione giusta per dimostrare la sua professionalità e quel talento in cui, forse nemmeno lei, crede poi tanto. Si imbatte in un bizzarro ed eccentrico regista, un veterano della scena. Tra malintesi, imbarazzi e battute a doppio senso, il regista porta Veronica ad abbracciare il suo talento ma quando finalmente il provino sta per iniziare, la voce del custode irrompe sulla scena: il teatro sta per crollare, è vecchio e vetusto, non ha più ragione di stare in piedi. Cosa accadrà al teatro e alla protagonista? Uno spettacolo dedicato al teatro e all’arte tout court, ma soprattutto ai lavoratori dello spettacolo. Lo spettacolo è stato scritto durante la pandemia, quando la chiusura dei teatri sembrava profetizzare la fine di un intero settore. Un omaggio ad artisti, registi, scrittori, operatori culturali, tecnici e al caleidoscopio di figure che si muovono sul palco o sul set cinematografico.

Regia e adattamento Alessandra Pizzi
Con Elodie Serra
Testo Dario Santarsiero

genere Teatro

Evocative Triptych – Franca Pagliassotto

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Franca Pagliassotto

Come le arti della pittura, del cinema e della letteratura ci consegnano uno straordinario potere comunicativo, così la danza ne può raccogliere gli stati visionari, apparentemente relegati, trasformandoli in nuove estetiche espressive di movimento. A Vienna, nell’ambito del Festival International ImpulsTanz i coreografi Ismael Ivo e Franca Pagliassotto definirono la creazione di un progetto di contaminazione e fusione tra Arti differenti in un viaggio “non descrittivo”, intimo e tale nel suo intento di superare quegli spazi all’apparenza delimitati e definiti per quanto precursori di infinite percezioni emotive. La danza come strumento coinvolgente nel raccogliere mondi artistici diversi ma con la stessa matrice culturale e profondamente spirituale e scenica. È “Tanz Theater”, concetto così caro a Pina Bausch, in una dinamica evocativa dove il corpo comunica ciò che l’anima ci racconta in silenzio.

Coreografia e regia Franca Pagliassotto

Con Elisa Mutto, Elisa Viola, Claudia Eugenia Morello, Irene Rivella, Luca Tomasoni

genere Danza

Ravel

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compagnia Déjà Donné

Ravel è lo spettacolo di uno spazio senza tempo. Un progetto cullato con passione dopo un lungo periodo di studio e di lavoro intorno a un allestimento visionario, dinamico e strettamente legato al potere evocativo della musica di Ravel. Il Rave incontra la danza che assieme alla musica traccia la strada del viaggio fisico e mentale, come metafora di una vita ritmata da continui processi di ricerca e di liberazione attraverso percorsi di sovversione. Attraverso il rito del rave la compagnia indaga la dimensione caotica dell’universo e come sia possibile un approccio istintivo all’esistenza.

Coreografie Virginia Spallarossa
Regia Gilles Toutevoix
Luci Giacomo Gorini
Con Vittoria Franchina, Giuseppe Morello e Rafael Candela
Intervento di analisi sul processo creativo attraverso la prospettiva coreologica Claudia Monticone
Musica Maurice Ravel
Costumi Mirella Salvischiani
Produzione Déjà Donné
Con il sostegno di MIC

genere Danza

Raffaello, il figlio del vento

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Matthias Martelli

Un racconto avvincente, poetico e divertente su un grande genio dell’umanità: Raffaello Sanzio. Considerato simbolo di grazia e perfezione, la vita del pittore divino esplode non solo di arte pura ma anche di felicità, eros, sfide, contraddizioni e perfino polemiche con l’autorità e il senso morale del tempo. L’attore Matthias Martelli, accompagnato dalle musiche dal vivo del Maestro Castellan, riprende la tradizione del teatro giullaresco e di narrazione e trascina lo spettatore in un viaggio appassionante rendendo vivi i personaggi, entrando con le immagini e con le parole dentro i capolavori di Raffaello, scoprendo le curiosità, i suoi amori e immergendosi nel clima dell’epoca. Uno spettacolo che vuole essere celebrazione della vita di un genio, ma anche risposta a un’esigenza del presente: oggi in Italia è necessario puntare a un nuovo Rinascimento dell’arte e della cultura.

Di e con Matthias Martell
Musiche originali dal vivo Matteo Castellan
Disegno luci Loris Spanu
Costumi Monica Di Pasqua
Coproduzione Teatro Stabile dell’Umbria e Melo Tondo
In collaborazione con Comune di Urbino, Regione Marche e Amat
Si ringrazia Eugenio Allegri per l’amichevole e preziosa collaborazione

Genere Teatro

genere Teatro

Solocoreografico – Solo Dance festival

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Raffaele Irace

Torino si prepara a tornare per il decimo anno consecutivo, il terzo al Teatro Cafè Müller, polo della danza internazionale, grazie all’iniziativa e sotto la direzione artistica del coreografo Raffaele Irace, che fa approdare nelle giornate del 17, 18 e 19 marzo al Teatro Café Müller di Torino, Solocoreografico, il festival per la composizione coreografica d’assolo, per questa edizione torinese realizzato in collaborazione con Associazione bluncinQue e Associazione Supernova.

Il festival si articolerà sulle due serate di venerdì 17 e sabato 18 marzo dalle ore 21:00, cui si aggiungerà la terza giornata di domenica 19 marzo alle ore 15:00 con la sezione Giovani. Durante le prime due serate, gli spettatori potranno assistere, nella prima parte, alle esibizioni dal vivo dei danzatori, il Solo Dance Festival, momento centrale della manifestazione e per il quale sono state selezionate cinque opere coreografiche tramite bando o con invito diretto: si tratta delle creazioni d’assolo di danzatori provenienti da Germania, Grecia, Italia e Portogallo; nella seconda parte, invece, il pubblico in sala assisterà alla sezione Solocoreografico Film Night, dedicata alla video-danza grazie a una selezione di cortometraggi selezionati anche questi tramite bando internazionale e in collaborazione con il contest di videodanza La Danza In 1 Minuto di Associazione Coorpi.

I cinque artisti che si esibiranno con le loro coreografie d’assolo per Solocoreografico – Solo Dance Festival sono stati selezionati ed invitati tra oltre 350 candidati. Si tratta di:

Cecilia Castellari (Italia/Germania) in Pagliacci, coreografia di Tiago Manquinho (Portogallo). 
Il clown è una figura archetipica che esiste da sempre: fa ridere per i suoi incidenti e fallimenti. Il clown ricorda alle persone in modo umoristico l’imperfezione e il disordine, il caos e la caduta e infine la morte. È qualcuno che prende su di sé i limiti, le tragedie, le contraddizioni, i conflitti, la stupidità, l’innocenza, la vulnerabilità, il dolore e le ferite. E gioca consapevolmente con loro. Ma cosa succede alla persona dietro la maschera, che vive gli stessi tragici destini di tutte le persone? Come gli altri, non può sottrarsi alla consapevolezza della propria caducità. In che modo l’artista riesce a intrattenere la folla, notte dopo notte? La saggezza del clown sta nel cadere e nel rialzarsi. È una risposta profonda al problema principale della morte in tutte le sue forme.

Eliane Roumié (Grecia) in Intekal danzato e coreografato dalla stessa (presentato in collaborazione con Tanzplattform Rhein-Main di Francoforte, Germania). Spostarsi, staccarsi dalle proprie radici, allontanarsi. Emigrare alla ricerca di condizioni migliori è un processo di evoluzione esistenziale. Un costante processo di sradicamento e reinsediamento. Una transizione, che non è lineare e non ha una direzione. Si compone di vari elementi. È un misto di esperienze. “ιντεκάλ / انتقال” è un pezzo solista influenzato dalle origini della danzatrice e si basa sulla storia di un uomo – suo padre – spostatosi da un luogo all’altro nel corso della sua vita. Il pezzo si ispira alla narrazione di Georges Roumié che descrive il suo rapporto con il suo Paese di nascita, la Siria, e la sua casa, la Grecia.

Michael Ostenrath (Germania) in Red Curtain, danzato e coreografato dallo stesso.
 Red Curtain è un’esplorazione del movimento all’interno dell’impianto drammaturgico. Reinventare se stessi cercando di rompere gli schemi è il danzatore è sempre un punto di partenza. Oltrepassare i confini di genere e la norma sono domande costanti della sua vita quotidiana. “Essendo fortemente influenzati dalla cultura pop, dall’ascesa dei media digitali e dallo sviluppo tecnologico, ci troviamo di fronte alla possibilità di ricreare un’immagine di noi stessi. In questo senso utilizzo le mie costanti fluttuazioni di identità e le risultanti diverse immagini di me stesso, per la mia espressione artistica e ricerca coreografica”, spiega l’artista.

Bruno Jorge Duarte | Companhia de Dança de Almada (Portogallo) in Inverno – Estratto coreografato e danzato dallo stesso (presentato in collaborazione con il Festival Quinzena de Dança de Almada, Portogallo). “Da bambino ricordo immagini molto vivide che vedevo in televisione, affascinato, sulle usanze invernali di Trás-os-Montes, località del Portogallo. Diavoli, figure, maschere e sonagli: personaggi che hanno sempre esercitato su di me un magnetismo – racconta Bruno Duarte per descrivere la sua creazione -.Attraverso questa coreografia, ho l’opportunità di esplorare scenicamente l’intersezione tra la sacralità rituale di queste celebrazioni ancestrali e il linguaggio della danza contemporanea. Tra sacro e pagano, ancestrale e contemporaneo, umano e soprannaturale, “Inverno” cerca di trasmettere la magia che vive in quei luoghi al momento del solstizio d’inverno, ritraendo il battito della terra, l’emancipazione dei giovani, le strade, la trasgressione – al contempo governata da pratiche fisse – e il forte misticismo culturale. Questo è un lavoro su ciò che è vivo, ma anche sulla memoria di ciò che è stato vissuto e di quello che viviamo oggi”.

Elisa Mutto in Coppelia project, coreografia di Caterina Mochi Sismondi / C.ia blucinQue (Italia).
 Bambola meccanica e illusione, corpo spezzato, fuori asse, appeso come una marionetta: Coppelia project riporta con questo assolo della coreografa Caterina Mochi Sismondi, l’attenzione al tema dell’identità della donna, della sua fragilità e costrizione e dei ruoli che può rivestire, la maschera come elemento che in realtà ciascuno di noi indossa, che va riconosciuto per potersene liberare. Ispirato al balletto Coppélia, la danzatrice e acrobata Elisa Mutto porta in scena questo primo seme di creazione in cui vengono unite e armonizzate tecniche della danza e della contorsione alla sospensione capillare, che consiste nel sollevarsi dal suolo, grazie anche al lavoro dietro le quinte del rigger e artista Michelangelo Merlanti, stando appesi solo per i capelli. La musica, a partire dalle note di Delibes è curata dalla musicista Bea Zanin e ripropone temi del balletto, con interferenze di elettronica e composizioni live.

Solocoreografico – Solo Dance festival
Ideazione e direzione artistica Raffaele Irace

Produzione Valeria Palma
Comunicazione Valeria Palma, Viola Ventura, Saskia Tindle

EDIZIONE TORINESE DEL Solocoreografico – Solo Dance festival
è coprodotta da Associazione Culturale Supernova
e Centro di produzione blucinQue/Nice

Il festival fa parte della stagione 2023 del Teatro Café Müller di Torino
Realizzata con il contributo di Bando TAP – Torino Arti Performative
In collaborazione con Centro di produzione blucinQue/Nice
Con il sostegno di Teatro Café Müller di Torino, Città di Torino
Con il patrocinio di Città Metropolitana di Torino, Regione Piemonte

Solocoreografico – Solo Dance Festival é sostenuto da Associazione SUPERNOVA ETS | Raffaele Irace | Associazione blucinQue | Teatro Café Müller | Associazione Coorpi | Kulturamt Stadt Frankfurt am Main | Gallus Theater | Amt für multikulturelle Angelegenheiten Frankfurt | Tanzplattform Rhein-Main | Norddeutsche Konzertdirektion
Partner artistici del festival sono: Festival Lucky Trimmer – Berlino | Machol Shalem Dance House – Gerusalemme | Contemporary Solo Dance Festival – Ankara | ODT International – Singapore | Ballettgesellschafft Hannover | Associazione blucinQue | Fondazione Cirko Vertigo | C.ia Dejà Donné – Milano | Oklahoma International Dance Festival – OC| Studio ElHouma – Tunisi | Jerusalem International Solo Dance Festival | Festival Quinzena de Dança de Almada

Iconoscopio – La diva Simonetta

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Jole Rosa e Gianluca Pezzino

Dive o aspiranti tali, alla ricerca spasmodica di un momento di gloria, di un podio sul quale essere innalzate al di sopra di una quotidianità costellata da difficoltà e miserie. Il tentativo di riprodurre l’immagine della Diva come ricerca del proprio divino femminile interiore. Gianluca Pezzino, musicista e performer, e Jole Rosa, attrice diretta, nel corso della sua carriera, anche da Federico Fellini, portano in scena lo spettacolo Iconoscopio. La diva Simonetta. 

Nel ricostruire e riportare in scena la performance creata per lo spazio Lab-Oratory di Roma alla fine degli anni Novanta, dedicata all’icona rinascimentale Simonetta Cattaneo Vespucci, modella del Botticelli, antesignana del divismo contemporaneo, i due artisti rievocano al contempo un mondo, quello omosessuale e teatrale romano dell’ultimo scorcio del secolo passato. “Rievocazione autobiografica di personaggi paradossali e poetici, sopravvissuti alla grande stagione pasoliniana e felliniana, sullo sfondo di una Città Eterna progressivamente sempre meno creativa, sempre più omologata e caotica, invasa dal qualunquismo televisivo – spiegato i due artisti -. Sul palcoscenico la trappola dell’attore nel proiettarsi in un immaginario mitologico da cui poi è impossibile uscire, nonostante l’impietoso passare del tempo, mancando il coraggio di morire alla propria stessa immagine”. 

Jole Rosa, dopo aver frequentato la Civica Scuola d’Arte Drammatica del Piccolo Teatro di Milano, esordisce ne La cena delle beffe con la regia di Carmelo Bene, per il Teatro Stabile dell’Aquila, insieme a Gigi Proietti ed Alessandro Haber. La sua passione per le avanguardie artistiche la porta quindi nei teatri off Beat ’72 e Spazio Uno di Roma, diretta da Giuliano Vasilicò e da Memè Perlini, recitando al fianco di Toni Servillo. Nel 1980 Mario Prosperi scrive e porta in scena lo spettacolo multimediale Jole Rosa, con le scene di Renato Mambor, che la vede protagonista presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Calca la passerella del Teatro Ambra Jovinelli recitando con Dante Maggio e nomi internazionali della rivista. Prende parte a commedie musicali con Renato Rascel, Fiorenzo Fiorentini e Mario Moretti. Al cinema viene diretta da Ghigo De Chiara, Walerian Borowczyk e Federico Fellini. È coprotagonista con Mario Mieli nel film-documento Non è mai troppo ovvio di Franco Di Matteo. Ha lavorato e inciso con il musicista Alvin Curran. Dopo un periodo di assenza, ritorna sulle scene nel ’98 insieme a Gianluca Pezzino, presentando Mamelles di Pierre Louys al Teatro dell’Orologio di Roma, inaugurando così una nuova stagione creativa.  

Gianluca Pezzino, musicista e performer, dopo il diploma di pianoforte ha esordito in teatro con Jole Rosa nel 1998. Ha studiato vocalità teatrale secondo il Metodo Roy Hart con Margaret Pikes presso Chateau de Malerargues. Ha conseguito l’Alto Perfezionamento in teatrodanza presso il Teatro Due Teatro Stabile di Parma e Reggio. Ha collaborato con compagnie teatrali di rilievo internazionale quali Media Aetas di Napoli diretta da Roberto De Simone, Fabulous Beast Dance Theater Company di Dublino diretta da Michael Keegan-Dolan, blucinQue di Torino diretta da Caterina Mochi Sismondi, Balletto Civile della Spezia diretta da Michela Lucenti. È stato docente della Classe di Voce e Canto presso l’Accademia Teatrale Città di Pisa, direzione artistica Antonio Salines. 

Con Jole Rosa e Gianluca Pezzino
Testi e regia Gianluca Pezzino

genere Teatro e musica

Sybil, una donna divisa tra molteplici esistenze

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Silvia Giulia Mendola

La Dottoressa Cornelia B. Wilbur racconterà al pubblico la storia di una sua paziente, Sybil Dorset, una donna divisa tra molteplici esistenze: 10 anni di lavoro terapeutico, 2354 sedute. Forse lei più di chiunque altro oggi può dirsi “una persona”, perché conosce davvero tutte le componenti del suo io. Ma non è stato sempre così, per più di trent’anni la sua vita si è svolta in una alternanza di luce e buio. Grazie a questo caso, è stato riconosciuto e ufficializzato dall’Associazione Americana di Psicologia il disturbo della personalità multipla. Durante le sedute la Dottoressa metterà in atto strategie come l’ipnosi, l’uso di un registratore come strumento per far riascoltare a Sybil le voci delle sue diverse personalità, il dialogo psicanalitico, che le permetteranno di arrivare a una diagnosi e successivamente alla guarigione. In scena la storia del caso Dorset fra teatro e musica. La Compagnia/Ass.Cult. PianoinBilico nasce da un’idea di Silvia Giulia Mendola che, nel 2004, partecipa come attrice e regista alla III edizione della Borsa di Lavoro istituita dall’Accademia dei Filodrammatici, con lo spettacolo Le Relazioni Pericolose, di Choderlos De Laclos, e vince la Menzione d’Onore e un finanziamento per iniziare l’attività. Il gruppo ha al suo attivo più di 20 produzioni, che spaziano dalla drammaturgia contemporanea alla prosa classica, passando per il teatro brillante e la biografia d’autore. Nel 2021 lo spettacolo Sybil – Una donna divisa tra molteplici esistenze vince il bando Scena Unita/Cesvi.  

Drammaturgia Livia Castiglioni
Con Federica Bognetti e Silvia Giulia Mendola
Regia Silvia Giulia Mendola
Assistente alla regia Francesca Ziggiotti
Videomaker Cristina Crippa
Consulenza costumi Simona Dondoni
Foto locandina Noemi Commendatore
Grafica Carlo Sabbatucci
Produzione PianoinBilico in collaborazione con Geco. B Eventi

genere Teatro e musica

ALLE MIE FIGLIE. AVERE COME MAMMA BOCCA DI ROSA

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compagnia teatrale Palinodie
08 Marzo 2023
ore 21:00

Spettacolo adatto a un pubblico di età superiore ai 14 anni.

Teatro Café Müller
Torino
via Paolo Sacchi 18/d

Due ragazze sono sul ciglio di una strada deserta. È notte. La macchina non riparte, non c’è campo. Nella notte che dura lo spettacolo, le protagoniste sono bloccate. Nessuna via di fuga all’orizzonte. Lo spettacolo è un’indagine possibile su come si sentono le ragazze di oggi, a essere troppo spesso raccontate da altri, da uomini. La tematica è sviscerata attraverso una situazione molto concreta: una notte di paura sul ciglio di una strada, destrutturata dal punto di vista cronologico e onirico. In questa notte ci sono le figlie di Bocca Rosa: impaurite, feroci, poetiche. In Alle mie figlie si parla di sesso, di rivendicazioni, di pacificazioni. Si balla e ci si nasconde. Si ha paura. Quanto può durare una notte?

con Elisa Armellino, Eleonora Cicconi, Stefania Tagliaferri
Drammaturgia Verdiana Vono
Regia Stefania Tagliaferri
Disegno luci Tea Primiterra
Costumi Fabio Porliod
Foto di scena Giorgio Prodoti
Spettacolo nato all’interno del Festival Internazionale di Regia Fantasio
Produzione Palinodie compagnia teatrale
Patrocinio Regione Autonoma Valle d’Aosta
Con il sostegno di MiBACT, SIAE, nell’ambito del programma Per Chi Crea, premiato nella sezione Nuove Opere per il Teatro

genere Teatro, danza